Dopo Spagna, Belgio, Danimarca e Francia anche l’Italia sta per sospendere il regolamento sui tempi di guida e di riposo per gli autisti di mezzi pesanti.
Lo ha annunciato a Radio 24 la ministra dei Trasporti Paola De Micheli, aggiungendo che «il ministero sta lavorando intensamente a un documento da presentare all’Unione Europea che garantisca nell’immediato futuro un sostegno economico oltre che giuridicolegislativo al settore per evitare che tornino nella discussione temi del passato».
La sospensione a dire il vero era stata richiesta già la scorsa settimana dalle organizzazioni datoriali dell’autotrasporto, Unatras in testa, giustificandola con l’allungamento dei tempi operativi per il carico e scarico dei camion determinati dalle nuove regole sanitarie imposte dal governo per salvaguardare i lavoratori e i posti di lavoro. Sempre nella stessa settimana, però, la ministra De Micheli aveva ricevuto sullo stesso argomento la lettera delle tre sindacati confederali – Filt CGIL, Fit CISL e UILTrasporti – che, al contrario, giudicavano la sospensione inutile oltre che pericolosa dal punto di vista della sicurezza stradale, visto che «la normativa europea, quella nazionale e il Ccnl in applicazione normano tale tema, definendo ampie deroghe che portano i lavoratori coinvolti ad operare anche fino a 61 ore la settimana e rendono già sufficientemente mobili le fruizioni dei riposi». Ma tutto questo, bisogna aggiungere, era cronaca della scorsa settimana, quando l’intero mondo produttivo era ancora tendenzialmente attivo.
Oggi che con il Dpcm del 22 marzo è stato consentito soltanto a una novantina di settori di proseguire l’attività la problematica potrebbe essere un po’ scemata. Senza considerare che la misura non è molto amata dagli autisti, che la giudicano come una maniera per indurli a un sacrificio ulteriore rispetto a quello di continuare a lavorare in condizioni difficili. E questo umore, quindi, avrebbe potuto indurre la ministra a rallentare sull’argomento. Un’altra deputata dem, invece, Debora Serracchiani, affronta la stessa problematica con un altro approccio. Nel senso cioè che se il problema è quello dei tempi delle consegne che si allungano, come sostiene Unatras, l’opportunità di ridurre i tempi di attraversamento delle frontiere potrebbe fornire, almeno rispetto ad alcune missioni internazional, un aiuto in tal senso.
Ecco perché Serracchiani invita il Governo a fare proprie e ad attuare «le ‘corsie verdi’ per le merci sulle frontiere, coordinandosi innanzitutto con gli Stati vicini prossimi. I blocchi e i colli di bottiglia che abbiamo visto recentemente sono un pericolo micidiale per l’economia europea e italiana in particolare. L’indicazione della presidente von del Laden è quanto mai opportuna e risponde a una giusta richiesta di presenza dell’Europa. Ma ricordiamo che, in ultima istanza, le politiche Ue vanno attuate dai Governi».
Il riferimento della deputata è a quei corridoi previsti dal recente Consiglio europeo dei Trasporti allo scopo di garantire il rispetto della libera circolazione delle merci e che dovrebbero garantire, stando a quanto dichiarato proprio oggi dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, un attraversamento delle frontiere in 15 minuti. Infine, ci sono due problematiche rimaste in sospeso, quella sulla proroga della validità delle patenti di guida per gli autisti (le cosiddette CQC) e quella sulla proroga dei certificati di revisione dei mezzi pesanti. Il problema, come spiega il vicepresidente di Conftrasporto, Paolo Uggè, sta nel fatto che «le dilatazioni al momento valgono solo nel nostro Paese e per questo chiediamo vengano estese a tutta l’Ue per evitare che, nel caso di trasporti internazionali, i conducenti possano incorrere in pesanti sanzioni».